Versare Aglianico è un rito d'amore
Aglianico del Vulture |
Se vi resterà solo il vino
e potete ancora servirlo in tavola, allora sarete per sempre ricchi.
Era il benvenuto di papà, quando ci riunivamo per qualche evento di
famiglia e una bottiglia di Aglianico del Vulture padroneggiava su
tutti. Come Ganimede, il suo fiero orgoglio si traduceva in un gesto
d'amore: versare il vino per ciascuno di noi.
Versare il vino era un rito
che cominciava con un serioso monito: mai rinfrescarlo col
ghiaccio, soprattutto se rosso. Il vino ha bisogno di un lungo
respiro a temperatura ambiente. Se si tratta di vino da
invecchiamento, proprio come il nostro Aglianico, si lascia
ossigenare in modo che possa decantare tutte le sue qualità.
Papà afferrava la caraffa,
assumeva un atteggiamento autorevole e, dritto come una sentinella,
aspettava che tutti i commensali fossero seduti. Bisogna rispettare i
propri ospiti, anche coloro che non bevono. Poi, con la mano dritta e
il palmo rivolto verso il basso, mai verso l'alto, teneva la
bottiglia all'altezza dell'etichetta, che deve essere ben visibile.
Si poneva sempre a destra del convitato e mai versava più di tre
quarti.
Dopo tali gesti da sacerdote
di Dioniso, per noi che eravamo bambini arrivava il momento tanto atteso: papà
riuscirà ancora una volta a far ruotare così bene la bottiglia da
non far versare nemmeno una goccia? E lui ci riusciva sempre!
Dopo il primo sorso, e
l'obbligo di avvicinarsi lievemente il tovagliolo alla bocca, eravamo
tutti attenti a chi alzasse il mignolo per primo. E lì il disgusto
del nostro Ganimede che, subito, si affrettava a rimproverare la
mancanza di grazia in un migliolo alzato su un bicchiere di vino!
E infine il brindisi: sempre
in onore alla mamma...e come l'etichetta vuole, calice in alto con
occhi negli occhi!
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