Il "viaggio" della zucca e la cucuzza longa spusata

zucca della Basilicata, foodfilebasilicata
Vertumnus di Arcimboldi
Falla com(e) vu', semp cucuzza è! Ebbene sì, comunque e ovunque, la zucca è sempre la zucca. Vero trionfo di bellezza: dimensioni imponenti, forme sinuose e singolari, colori vivaci che vanno dall'arancione al verde azzurro. Simbolo di prosperità e rinascita, è il frutto che segna il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti, tra il mondo della luce e il mondo delle ombre.


Coltivata da tempo immemorabile in Asia e in Europa, i Romani già la conoscevano nei suoi molteplici usi, sia come gustoso alimento sia come prezioso utensile. La prima zucca conosciuta, quella simile a una fiaschetta, dopo essere stata svuotata della polpa, veniva trasformata dalle popolazioni euroasiatiche in contenitore leggero e impermeabile, perfetto per contenere l'acqua. La si ritrova raffigurata soprattutto nell'iconografia classica di San Rocco o San Giacomo, i santi viaggiatori, così come nei pellegrini. Una delle caratteristiche della zucca, infatti, è il suo legame col “viaggio”. La dimensione del viaggio appartiene soprattutto alla Lageneraia  o “cuccuzza logna”, come da sempre è chiamata dai contadini della Basilicata. In questa regione, la tradizione la vuole “sposata” alle polpette di pane. Proprio la dimensione del viaggio tiene insieme la Basilicata all'uso moderno che si fa di quella arancione, la specie importata dalle Americhe nel XV sec, ovvero la famosa zucca di Halloween. La festa dei morti, che sostituisce la festività celtica per l'inizio dell'inverno, nella tradizione contadina lucana è il momento in cui si può assistere alla Processione dei Morti e alla Messa dei Morti. Non tutti hanno la facoltà di vedere cosa accade nell'aldilà: solo i nati con la “camicia”, ovvero una parte di placenta, fanno da ponte tra il regno dei vivi e quello dei morti. Questa camicia li rende persone con “poteri” particolari capaci di vedere nel loro “cammino” da vivi anche il cammino dei defunti. A loro è data la possibilità di scrutare per un giorno cosa accade nel Mondo delle Ombre che cammina affianco al mondo dei viventi. Come? Le donne lucane raccontano che, se hai questi poteri particolari, il 2 novembre ti devi mettere al centro di un crocevia con una bacinella d'acqua e nell'acqua vedrai passare la processione dei defunti, che solo in quel giorno possono avere il contatto con la vita.

zucca della Basilicata, foodfilebasilicata


Proseguendo sul “cammino” della festività d'inizio inverno, arriviamo al vero significato  simbolico della zucca: il riposo invernale della Natura affinché possa risorgere la Primavera. Proprio come la zucca di Cenerentola, questo favoloso frutto della terra è da sempre un'allegoria della rinascita che parte dagli inferi e arriva al cielo, un simbolo della resurrezione di ciò che è morto. I suoi infiniti e corposi semi sono il sonno ctonio che serve alla Natura per rigenerarsi e diventare il prorompente e gigantesco emblema del Capodanno celtico (la zucca di halloween). La zucca è una della rappresentazioni più appetitose  della Grande Madre: una oscura Demetra che, per i sei mesi in cui la figlia Persefone sta nel regno dei morti, fa calare sul mondo l'inverno, non generando i suoi frutti fino al risveglio primaverile, quando Persefone tornerà sulla terra.

La zucca è considerata una “grotta” e partecipa del simbolismo cosmico della Grande Madre: raccoglie i semi della vita, li nutre e poi li fa germogliare dalla “caverna del cuore”. Nella lingua vietnamita la parola “zucca” significa “terra”, così come per i popoli dell'Amazzonia il Sole e la Luna crearono l'umanità gettando zucche nell'acqua. Nell'antica Cina, in occasione delle feste nuziali, si usava consumare in comune una bevanda contenuta in due mezze zucche proprio per riunificare le due metà differenziate: l'uomo e la donna, il cielo e la terra, la luce e le ombre.


Un grande artista del XVI secolo, Giuseppe Arcimboldi, rappresenta Vertumno, il dio italico dell'autunno-inverno, come un essere che comprende in sé tutti i frutti delle stagioni. Sapete  qual è l'organo vitale del dio dell'inverno? Necessariamente la zucca, dipinta come torace della divinità e dunque sede del cuore.


Ricetta tipica della Basilicata: zucca lunga sposata

ingredienti per 4 persone

1 zucca lunga

Per il sughetto
1 costola di sedano
2 cipolle sponsale
2 pomodori maturi

Per le polpette di pane
pane raffermo
2 uova
formaggio grattugiato
prezzemolo

Per le polpette di carne
carne macinata di manzo e maiale
uova
formaggio
sale e pepe

Prepara un trito di cipolla, sedano e pomodori. Fai soffriggere il tutto in un tegame abbastanza capiente.

Taglia a metà la zucca seguendo la sua lunghezza, privala dei semi e incavane la polpa. Dopo averla   tritata, aggiungila al soffritto e falla cuocere a fuoco lento, aggiungendo un po' di brodo vegetale se necessario.

A parte prepara le polpette: prendi il pane raffermo, bagnalo con un po' di latte, strizzalo e aggiungi 2 uova, il formaggio grattugiato, il prezzemolo tritato e poi impasta il tutto per creare delle grosse polpette.

Sempre a parte, prepara anche le polpette di carne: prendi la carne di manzo e maiale tritata, aggingi le uova, il formaggio e un pizzico di sale e pepe.

Ora adagia tutte le polpette, alternando una di pane e una carne, nel sugo brodoso fatto con la zucca e metti in forno per circa 10-15 minuti… e poi buon cammino tra la luce e le ombre

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