I nove bocconi nella notte dei Cucibocca di Montescaglioso

origine simbolica e interpretazione del cucibocca di montescaglioso
Da Sinistra a destra: Ermete Trismegisto, Eremita, Cucibocca

Nove bocconi per concludere la Festa del Solstizio d'Inverno e poi attento all'aureo silenzio sui segreti del nuovo anno, altrimenti perderai il potere creativo della Parola e sarai infilzato dai Cucibocca. Così terminano le feste natalizie di Montescaglioso, quando il 5 gennaio di ogni anno il campanile batte le 19 e comincia la vestizione dei misteriosi cucibocca: alle 20 in punto devono sfilare per le vie del centro e intimare ai bambini di fare silenzio, altrimenti con un ago enorme chiuderanno loro la bocca per sempre. Paura eh? Non temete, sotto quella maschera spaventosa si cela il segreto della conoscenza sul futuro anno solare.




La tradizione del 5 gennaio a Montescaglioso


Se hai lo sguardo di un bambino e vuoi degustare i "nove bocconi", ovvero nove prelibatezze locali della Collina materana, tra cui struffoli, pettole e cartellate natalizie, la notte della Befana devi aspettare che dall'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo escano, l'uno in fila all'altro, i Cucibocca di Montescaglioso. Loschi figuri che spaventano i bambini e li mandano a dormire affinché, nel segreto della notte, possano arrivare i doni dell'Epifania. Ancora è sconosciuta l'origine di questo essere che si "manifesta" la notte della Befana solo e unicamente a Montescaglioso, in Basilicata: luogo di conservazione d'antichi riti e maschere antropologiche. L'unica cosa certa di questa strana creatura solstiziale è il Silenzio. Poi c'è il linguaggio simbolico del loro aspetto: lunga barba di canapa, grandi occhiali realizzati con le bucce di arance, un enorme cappello realizzato con dischi di canapa dei frantoi, alla caviglia portano legata una catena, con in mano una lanterna, un canestro di vimini per raccogliere le offerte che ricevono, un grande ago per ammonire i bambini e un bastone.

simbologia e interpretazione della tradizione dei Cucibocca
Cucibocca di Montescaglioso


Le possibili origini del personaggio simbolico del Cucibocca

Le leggende sul significato tradizionale dei Cucibocca sono diverse, dall'antica credenza che le anime del Purgatorio tornassero in terra proprio il 5 gennaio per visitare le proprie case, sfilando per i vicoli mentre gli uomini cadono nel sonno magico dell'Epifania, non prima d'aver lasciato libagioni per gli spiriti purganti. Un'altra origine potrebbe essere legata alla strage degli innocenti ordinata da Erode per uccidere il Bambin Gesù o, ancor più legata alla tradizione agricolo-pastorale della Basilicata, i Cucibocca sarebbero invenzioni di pastori, braccianti e contadini che, solo per una sera e sotto travestimento, entravano a casa del padrone e divoravano  i "nove bocconi". L'interpretazione più affascinante e, storicamente, più credibile è quella dell'archeologo Vincenzo Stasolla, che ha adottato il metodo  di  ricerca dell'archeologia attraverso confronti etnologici per lo studio della cultura materiale dei Cucibocca di Montescaglioso. Le analisi riguardano soprattutto l'abbigliamento e l'andamento della figura, il suo deambulare lungo le vie del paese.
"Egli, con altre medesime figure, deambula per le strade del centro storico, vestito (dall'alto verso il basso  ) con un copricapo a tesa larga, occhiali ricavati dalle scorze d'arancia (in realtà una maschera per gli occhi), una lunga barba, un pastrano nero, un lungo bastone con in cima due feticci, una lanterna, un cesto in vimini, una lunga catena legata alla caviglia (lunghezza variabile, intorno ai 90 cm, con maglie lunghe 39 mm spesse 6 mm). Tra le mani impugna la lesina da calzolaio (in vernacolo assǖgghie, di dimensioni variabili, lunghezza intorno  ai 130 mm  c.a., diametro massimo del manico intorno ai 25 mm,  ), uno strumento la cui  parte  funzionale  acuminata in ferro può essere rettilinea  o ricurva, inserita in un'immanicatura lignea, con  il  quale  il  Cucibocca,  durante la deambulazione,  inveisce  contro  i fanciulli urlando loro «Tè còs' la vòcch'!» (ti cucio la bocca), donde appunto il nome di Cucibocca (Casevùcch' e/o Cosevocch'). Il suo lento cammino per il centro storico, a volte in coppia, è scandito dall'invettiva, lo scalpitio e dalla questua".
(tratto da "Il  Cucibocca  di  Montescaglioso  (Matera): eremiti e pellegrini nel folclore della Lucania centro-orientale. Applicazione dell'Archeologia moderna e contemporanea per lo studio della cultura materiale", di Vincenzo Stasolla, 2012)

origine simbolica e interpretazione del cucibocca di montescaglioso
abbigliamento e oggetti del Cucibocca di Vincenzo Stasolla


La somiglianza tra il Cucibocca ed Hermes

Analizzando oggetti e indumenti del cucibocca, questo metodo archeologico ha individuato degli elementi fondamentali che potrebbero indicare l'origine di questa creatura:

1. il cesto di vimini: da sempre è il recipiente da trasporto, assieme alle sacche, per pastori, viandanti e pellegrini;

2. la lanterna: utilizzata dai viandanti per illuminare il cammino;

3. il bastone: a) il primo tipo, molto lungo che, al posto della testa, ospita due feticci solitamente femminili (Quaremme) legati con un filo di ferro; b) il secondo tipo è proprio il bordone (baculum), ovvero il bastone ricurvo che rappresenta il pellegrino, la sua terza gamba, simbolo di Trinità contro i demoni;

4. il pastrano: lungo soprabito nero in panno di lana, tipico del costume maschile lucano e dei pastori;

5. la barba: una lunga fascia di fibre di canapa giallina fino all'altezza dell'addome, che copre il volto, la testa, lasciando liberi solo occhi e fronte, proprio come nell'immaginario collettivo è rappresentata la barba di mendicanti, monaci ed eremiti

6 occhi/occhiali di buccia d'arancia: frutto stagionale, le arance rappresentano la capacità di donare e di ricevere, con le bucce d'arancia caramellate si preparavano dolciumi e regali per i bambini. Grandi occhi per vedere od occhiali per conoscere ma nessuna bocca per parlare;

origine simbolica e interpretazione del cucibocca di montescaglioso
fiscolo dei frantoi da cui si ricava il cappello del Cucibocca

7. il copricapo: un cappello di grandi dimensioni ricavato dal fiscolo dei frantoi (dischi di canapa intrecciata con un foro centrale, usati per filtrare la frangitura delle olive). Come fa notare l'archeologo Stasolla " È flesso sulla testa del mascherato per merito di uno spago che dalle estremità della tesa si regge al mento. Le grandi dimensioni del copricapo ricordano il pétasos degli antichi greci (indossato da Hérmes, il dio greco viaggiatore), usufruito dai pellegrini a partire dal XIV sec. per ripararsi dal sole e dal maltempo durante il loro cammino... I viaggiatori indossavano il pétasos: Hérmes è il viaggiatore per eccellenza nel mito greco, colui che nell'iconografia classica indossa il petaso... Nell'iconografia il dio porta con se il caduceo (il bastone) e indossa un himātion (mantello) o chitoniskos (tunica corta). La barba richiama l'anzianità del soggetto, in quanto simbolo di saggezza acquisita nello scorrere del tempo, o al contrario di noncuranza. La barba è sicuro attributo del filosofo, del monaco e  dell'eremita ".
Altro indizio del "viaggio" del Cucibocca sono proprio i "nove" bocconi della sua nottata. Il nove è il numero conclusivo di un ciclo: dopo il 9 si ricomincia dall'1 del 10 e riparte il conteggio. Il tempo del 9 è quello della riflessione, dell'introspezione e della ricerca per individuare, conoscere e attraversare nuove strade. Il numero 9 vuole il silenzio della meditazione per affrontare nuove sfide. Non sembra essere un caso che anche la simbologia dei tarocchi voglia che il nono tarocco sia l'Eremita. 

origine simbolica e interpretazione del cucibocca di montescaglioso
Tarocco numero 9 dei Tarocchi dei Visconti, di Marsiglia e di Raider Waite

Secondo questa interpretazione, il Cucibocca sarebbe in realtà il residuo di quello che doveva essere la percezione di figure come il pastore, il viandante, il pellegrino e l'eremita. Tutte queste figure sono accomunate dall'allontanamento fisico da un luogo per raggiungerne un altro. Si può dunque pensare che, se il pastore è insito alla cultura territoriale e il suo andare è la transumanza degli armenti, i pellegrini e gli eremiti, forse, arrivavano dalla vicinissima Puglia: sia i pellegrini ortodossi che andavano a San Nicola di Bari, sia i viandanti per le Vie Micaeliche dedicate a S. Michele Arcangelo, come il santuario di Monte Sant'Angelo sul Gargano. Non è un caso che i Cucibocca partano proprio dall'Abbazia di San Michele di Montescaglioso e, sempre nell'Abbazia si trova l'ultimo indizio per restituire l'identità a questa ancestrale figura del solstizio d'Inverno. Nella preziosa Biblioteca dell'Abbazia di Montescaglioso c'è un'immagine, affrescata verso l'inizio del XVII secolo, di Arpocrate, dio egizio del Silenzio: divinità affrescata molto simile al Cucibocca.

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Arpocrate, dio egizio del Silenzio, affresco nella Biblioteca dell'Abbazia di S. Michele in Montescaglioso

Il mistero di Arpocrate e di Ermete Trismegisto

In un rapido passaggio dai cucibocca di Montescaglioso al dio del Silenzio Arpocrate, conosciamo che i Piccoli Misteri, quelli di Iside, erano più ampiamente diffusi, mentre quelli di Osiride, i Grandi Misteri, erano riservati a una cerchia strettissima di iniziati. Iside, aspetto lunare, notturno e femminile della divinità, era considerata la detentrice delle conoscenze segrete e della magia, nel suo ruolo di Maga era definita la "Potente di voce", ovvero sapeva quale fosse il potere nascosto del Verbo, della Parola. Osiride, principio maschile e solare della divinità, conosce il potere creativo del Verbo. Dall'unione di Iside e Osiride, durante il solstizio d'inverno, nasce Arpocrate, personificazione del Silenzio che ogni iniziato ai Misteri deve osservare. Il monito di conservare il segreto sui Misteri, e quindi il Silenzio, è destinato soprattutto ai bambini, allegoria del tempo che verrà, del futuro. 
Plutarco, descrivendo la nascita di Arpocrate, scrive "che Iside, dopo essersi messa al collo un amuleto, partorì Arpocrate all'epoca del Solstizio invernale, dandolo alla luce ancora imperfetto e immaturo, in mezzo ai primi fiori e ai primi frutti spuntati in anticipo sulla stagione...  Arpocrate è invece il patrono e precettore dell'umana attività di comprensione del divino, che è imperfetta e immatura e inarticolata. Ecco perché il dio tiene il dito sulla bocca, come simbolo, cioè, della prudenza e del silenzio... Di tutte le cose che la natura umana ha in sé, certo nessuna è più divina della parola, soprattutto della parola che cerca di comprendere la divinità: e niente ha più efficacia nella conquista della felicità"

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Hermete Trismegisto e i cicli di Sole e Luna

Questa divinità del Silenzio era fra quelle egizie più popolari nel bacino del Mediterraneo, area fortemente ispirata ai Misteri. Il sincretismo filosofico-magico-religioso dell'Ellenismo e del Neoplatonismo fonde i caratteri delle antiche divinità egizie con quelle greche.  Il protettore dei segreti iniziatici e il "mago" conoscitore, Arpocrate, si fonde con l'Hermes greco, messaggero degli dèi e anche lui detentore dei segreti naturali, sempre in cammino con i suoi sandali volanti e il suo bastone della sapienza per cercare l'equilibrio. Le due divinità, infine, confluiscono nell'immagine di Ermete Trismegisto, presunto autore di un insieme di testi redatti nell'ambiente alessandrino, che comprendono sia opere di natura filosofica, sia trattati di magia, alchimia e astrologia, accomunati dall'attribuzione ad Ermete Trismegisto, presunto autore del Corpus Hermeticum. Ed è dunque in questo contesto culturale, fra l’Egitto, il Medio-Oriente e la Grecia, che si sviluppa la figura del Filosofo-Mago, mentre vengono gettate le basi su cui si svilupperanno dottrine esoteriche come l’Alchimia, la Gnosi e la Cabala. La somiglianza dell'Arpocrate di Montescaglioso con alcune raffigurazioni rinascimentali di Ermete Trismegisto, ci induce a ricordare come nella seconda metà del XV secolo, in seguito alla riscoperta ed alla traduzione del Corpus Hermeticum, si fosse diffusa la convinzione che nell'antica sapienza egiziana si dovesse cercare la fonte originale di ogni conoscenza.

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Ermete Trismegisto

Da questa evoluzione di divinità in viaggio lungo il Mediterraneo nasce il Cucibocca per poi fermarsi a Montescaglioso e ricordare a noi lucani, forse inconsci conoscitori di segreti ancestrali, il potere del linguaggio simbolico e del Silenzio, perché il logos è destino, divinità e demone. 

origine simbolica e interpretazione del cucibocca di montescaglioso
A.Alciati: Emblematum Liber (I ed. Augusta 1531) ed. Lugano 1600: Emblema XI, p.63

Bibliografia

Il  Cucibocca  di  Montescaglioso  (Matera): eremiti e pellegrini nel folclore della Lucania centro-orientale. Applicazione dell'Archeologia moderna e contemporanea per lo studio della cultura materiale", di Vincenzo Stasolla, 2012

Il Dio del Silenzio, di Sigfrido E.F. Höbel








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