Scatto d'autore sui riti arborei lucani: il racconto di Andrea Semplici

Esultanza di Andrea Semplici

Le zeppole di San Giuliano per il Maggio di Accettura sembrano la metafora di quanto succede durante i riti arborei della Basilicata: una comunità che si ricompatta intorno a un albero. Non a caso, proprio le zeppole sono il simbolo gastronomico che orna le corna dei buoi mentre trascinano il "Re di Maggio". Come la zeppola si abbraccia al corno del bue così la comunità si stringe intorno all'Albero. Un racconto "visivo" del giornalista e fotografo Andrea Semplici su cosa hanno significato per un toscano dieci anni di reportage riguardanti i riti arborei lucani. Durante un'intervista racconta che la cosa più commovente è il potere di "fare comunità" di queste feste in Basilicata.



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Guardando verso il cielo degli alberi di Andrea Semplici

Uno sguardo d'autore: uno scatto di Andrea Semplici ai riti arborei lucani

Quando spensi il mio registratore vocale dopo l'intervista ad Andrea Semplici, subito mi assalse l'immagine delle zeppole di Accettura offerte su ossei vassoi acuminati: le corna dei buoi più belli, con l'onere di trascinare "L'Albero e il Santo". Proprio come Andrea Semplici aveva appena terminato di affermare: «La Festa riunisce tutto e tutti. Ricomincia il ciclo». In una circonferenza di pasta lievitata tutta l'identità di un popolo che azzera il contatore del tempo per poi ricominciare a contare fino al prossimo Maggio.

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Franchino misura di Andrea Semplici

Anche i toscani hanno il proprio Maggio, che ha la stessa cadenza stagionale di quello lucano e prevede sempre un ingresso nel Bosco ma, a loro, anziché essere un albero è un canto. Andrea confessa che l'attaccamento di un fiorentino al suo Maggio non conserva l'aspetto identitario e un trasporto d'appartenenza così forte come le Feste arboree della Basilicata: «La cosa che mi commuove di più sono i ragazzi, loro si sono impossessati di pezzi della festa e li hanno trasformati: ne hanno fatto un rito di liberazione. Nel bosco, dove si affrontano le paure, riconquistano la libertà di essere se stessi e parte di un'identità collettiva che inebria tutti i presenti».

Lo sguardo del fotografo si schiude quando afferma che i suoi scatti preferiti del Maggio di Accettura sono quelli dei "cimaioli" che si strappano le magliette con su stampata la gloriosa impresa di conquistare la "sposa". Ricorda un altro scatto indelebile nella sua memoria: era il 2016 quando sfilarono magliette cimaiole che asserivano "Se passate tra 100 anni, noi saremo ancora qui". Erano ragazzi ancora adolescenti che, sicuramente, sapevano di dover lasciare il proprio luogo natio, anche solo per l'università, ma erano consapevoli anche di appartenere al paese e a un'identità che niente porterà mai via.

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cimaioli di Andrea Semplici

Andrea non osserva il mondo diosinico-bucolico dei riti arborei con atteggiamento nostalgico e sa bene, dopo dieci anni all'inseguimento del segno dell'Albero, quante frizioni, incomprensioni e discordie possono nascere in paesi così piccoli... ma poi, all'improvviso, arriva la Festa e riporta tutto all'Unità. Come per incanto, tutte le liti si sospendono, ogni disaccordo è rimandato e la comunità si riunisce tutta intorno alla Festa. In quella settimana uno per tutti e tutti per uno per la raccolta fondi, l' organizzazione di uomini e la ricerca di competenze necessarie per issare il simbolo di una storia comune.
Una sospensione temporale in cui l'intero paese collabora a un obiettivo comune: una pausa in cui la comunità riconosce e si riconosce in un qualcosa di unico. 
«Dopo si può ricominciare a litigare e a spettegolare, ma durante la festa ogni tensione deve svanire. Se la Festa non è animata dalla concordia di tutti, molto probabilmente, non sarà una bella festa! Io stesso sono stato testimone di un Maggio finito molto male perché la "magia" era svanita e la lite aveva contaminato gli animi. Ero a Pietrapertosa e in quell'anno il fatto più importante fu l'amore contrastato di due giovani da parte delle rispettive famiglie. La tragedia shakespeariana fu vissuta così profondamente dal paese che non riuscì a tenerla fuori dalla festa. Le due famiglie in lite ruppero l'equilibrio della comunità e fu impossibile risanare la ferita. Cosa successe? - Andrea conferma la teoria- La festa fu un fallimento, il paese diviso tra Montecchi e Capuleti, non fu in grado di collaborare e creare il giusto "spirito", così la festa terminò con due persone ferite».

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Lavori di Andrea Semplici

Andrea Semplici conclude l'intervista dicendo: «La mia scoperta in dieci anni di Feste così è che non credo che la Lucania si sia resa conto di che strano e unico materiale umano si trovi a maneggiare». Come Andrea, anch'io credo che la Lucania Basilicata ancora non abbia capito la rarità di un "impasto" così semplice come quello di farina e acqua, il cui segreto consiste nella lievitazione dei suoi singoli elementi. Il lievito è lo spirito e il cuore del lucano, è la sua "zeppola" segreta, che, se inquinata da diffidenza e interessi personali, è incapace di aggregarsi intorno all'Albero della Mondo

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Le zeppole del  Maggio di Accettura di accetturaonline.it


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