Vungulicchio da Genzano di Lucania

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Vunghulicchio su Fontana Cavallina di Genzano

Vungulicchio, un Trickster lucano

Quando l'amico di Genzano di Lucania, Rocco Monteleone, mi ha portata a conoscenza di Vungulicchio, protagonista del racconto popolare del suo paese e bambino burlone per antonomasia in quel di Genzano, mi sono chiesta quale significato racchiudesse una tradizione orale, di tipo favolistico, con uno strepitoso e simpatico finale quale «mang capunt d' creta e bev pisciacch' d' ciuccio» ("mangia capunti di creta e bevi pipì di asino"). Un finale così ironico e dissacrante doveva avere radici ben più profonde di soli pochi secoli! Il piccolo Vunghulicchio di Genzano, infatti mi ha evocato un'altra piccola divinità primordiale, ovunque presente nelle tradizioni mitiche di ogni popolo: il Trickster, genitore nobile del cosiddetto "munaciedd", l'intermediario divino che dona all'umanità fuoco, agricoltura o morte.

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archetipo del Trickster

La caratteristica di questo piccolo essere divino, generalmente chiamato Trickster ma con un nome proprio in ogni luogo, è quella di essere una miscela esplosiva tra dio, uomo e animale che passa i suoi giorni fare "brutti tiri", ovvero grossi scherzi, agli uomini. La stessa cosa sembra fare il piccolo Vungulicchio, beffandosi del padre e sostituendogli i capunti di pasta fresca e fagioli con capunti fatti di creta e il buon vino con della pipì di asino. Che lo scherzo riguardi proprio la sostituzione di cibo vero con quello finto è la conferma di come la tradizione orale, e le favole in particolare, raccontino l'eterna guerra umana per procacciarsi il necessario alla sopravvivenza, nonostante il duro lavoro. Il futuro è incerto purtroppo, sembra dire il figlio dell'imprevedibilità e delle continue beffe della Natura. Solo una saggia cultura, per questo anche ironica, può esasperare l'assenza di cibo e ridere del fatto che, a volte, all'uomo tocca mangiar "capunt d' creta e pisciacch' d' ciuccio", nonostante il duro lavoro. 

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Pasta fresca in formato capunti

Il trickster Vungulicchio, buffone cosmico in Lucania, rende possibile l’introduzione, anche nel pensiero «primitivo», della corrispondenza analogica tra l’originaria realtà buona e il desolante stato di fatto.

A questo punto non resta altro che presentarvi Vungulicchio, raccontato in dialetto genzanese dal maestro Michele Cerasuolo nel video qui sotto e trascritta in italiano un po' più giù.

Vungulicchio




Vungulicchio (piccola vongola) era un bambino molto piccolo. Un giorno, mentre il papà di Vungulicchio lavorava nei campi, la madre lo chiamò e gli disse: 
- Vungulicchio, vai dove lavora papà e portagli il pranzo che ho preparato. 

Vungulicchio obbedì immediatamente. Prese la scodella di pasta coi fagioli, la bottiglia di vino e salì sull'asino per raggiungere i campi in cui lavorava il papà. Il povero contadino, infatti, era solito interrompere il suo lavorare intorno al mezzogiorno per soddisfare il bisogno della fame.
Il sole era alto in quelle ore d'estate, così Vungulicchio, colto da stanchezza e gran caldo, decise di scendere un po' dall'asino e riposarsi. Mentre si stiracchiava le gambe, gli venne una gran fame e, dunque, decise di sbirciare cosa avesse preparato la mamma per pranzo. Aprì la scodella e vide che c'erano capunti freschi con fagioli. Pensò: - Quasi quasi ne assaggio un cucchiaio - Prese il primo cucchiaio, poi il secondo e il terzo... insomma in un batter d'occhio si mangiò tutta la pasta, lasciando la scodella pulita. Ma i capunti coi fagioli gli fecero venire una gran sete, così un sorso ora e un altro ancora si scolò anche tutto il vino. Con la pancia piena e il torpore del vino, Vungulicchio si addormentò beatamente su un giaciglio di paglia all'ombra.

Passò qualche ora e Vungulicchio si svegliò di soprassalto: aveva fatto molto tardi per la consegna, erano già le due del pomeriggio, e in più non aveva ormai nulla da far mangiare al papà. Preoccupato, si mise a pensare come risolvere l'increscioso problema della fame. Mentre rifletteva, l'asino cominciò a fare pipì. Subito il piccolo bambino prese il fiasco vuoto del vino e lo mise sotto all'animale per raccoglierne il liquido. Se il problema del vino era dunque risolto, rimaneva quello della pasta. Allora si guardò intorno, fiducioso che qualcosa di utile sarebbe uscito fuori. Si accorse, infatti, che, vicino al giaciglio ombroso su cui aveva riposato, c'era della creta. Subito si mise a modellare la creta a forma di capunti e fagioli per poi riempirne la scodella al padre. Sicuro dell'ottimo lavoro fatto, si rimise sull'asino e raggiunse i campi di grano in cui lavorava il papà.

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Genzano di Lucania


Vungulicchio arrivò a destinazione e, come se nulla fosse, lasciò la scodella e la bottiglia a chi aspettava. Poi si allontanò rapidamente. Quando il papà aprì la scodella e infilò il primo boccone di pasta, restò esterrefatto e tacque. Poi prese la bottiglia e bevve. Il buon vecchio contadino subito si accorse dell'accaduto e disse verso Vungulicchio ormai distante:
- Cosa mai mi ha mandato tua madre oggi?
Nel frattempo i veloci piedini di Vungulicchio erano così lontani da poter gridare, ridendo, verso il padre beffato:
- E mang capunt d' creta e bev pisciacch' d' ciuccio! (E mangi capunti di creta e bevi pipì di asino!)



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