I passatelli in brodo, un mosaico di piccoli gesti per l'Emilia Romagna

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Particolare del "Mausoleo di Galla Placida", archivio del Comune di Ravenna

 

Pensando a una “ricetta della solidarietà” per la raccolta fondi da devolvere a una socia di Forlì dell'Associazione Italiana Food Blogger colpita gravemente dall’alluvione e, simbolicamente all'intera Emilia Romagna, mi è subito balzata in mente un'immagine. Anzi l' "ultima immagine" di una città che frana per poi risorgere dalle sue macerie. "L'ultima immagine" (Rizzoli, 2021) è l'opera postuma di James Hillman che, grazie alla voce e alla guida della storica bizantina Silvia Ronchey, ci fa viaggiare attraverso i mosaici di Ravenna e ci porta in un Altrove dove tutto muore per rinascere. Hillman visitò Ravenna proprio nel 2008, a ridosso di un crollo finanziario che, forse, ha sancito l'ennesima crepa nel potere occidentale così come l'immagine ravennate che gli allaga l'Anima è proprio la rappresentazione di un'altra grande caduta, quella del declino dell'Impero Romano d'Occidente. Gli splendidi mosaici di Ravenna hanno questo scopo secondo il filosofo Hillman: farci fare esperienza della vita che sempre risorge nel momento in cui tutto ciò su cui si fondava sembra essere crollato, per promuovere, attraverso le immagini della natura, «la grande immagine verde, la fantasia di poter tenere viva la natura», celebrandone e contemplandone «l’immortalità, la costante resurrezione». E' questa la "ricetta" per affrontare l'invasione dei barbari e il crollo della civiltà (di allora).


Il Mausoleo di Galla Placida e i passatelli in brodo: un collegamento che si può fare

Uno dei mosaici più enigmatici e capaci di suscitare l' "ultima immagine", quella più profonda, quella interiore, sepolta, antica e, nella maggior parte dei casi, inconscia, capace di contenere la verità, la bellezza e quindi anche la possibilità della cura di noi stessi, è proprio la volta stellata della cupola nel Mausoleo di Galla Placidia. 

Galla Placidia, seguì il fratello Onorio, imperatore d'Occidente, a Ravenna. Fu testimone del sacco di Visigoti nel 410, presa in ostaggio dal barbaro re Alarico, che la sposò al suo successore Ataulfo. Questo morì e lei sposò il magister militum Costanzo, che Onorio associò al trono quale coimperatore dell'Impero d'Occidente. Ma morì anche quest'ultimo, poi passò a miglior vita anche il fratello Onorio e lo scettro passò a Galla Placidia che, da Ravenna, ultima capitale dell'Impero Romano d'Occidente, resse il comando personalmente fino alla maggiore età del figlio Valentiniano III, nel 437. L'ultima imperatrice morì e fu sepolta a Ravenna . Hillman sente nel mausoleo dedicato all'ultima imperatrice dell'Impero un'atmosfera femminile di tenerezza, ma gli appare anche una lucida "visione", data proprio dall'immagine delle due colombe che si abbeverano in coppia: «Vedere le cose in coppia, accoppiate diciamo, è un modo per capirle». La coppia indissolubile che esiste fra la vita e la morte, fra il morire e il rinascere. L'atmosfera che attraversa queste immagini allude alla morte in vita e alla vita nella morte secondo lo psicoterapeuta e il filosofo del «fare Anima». Sul letto di morte, alla domanda della Ronchey «cosa è importante per te qui e ora?» lui risponde: «E' molto importante ciò che il giorno ci da, ogni singola cosa, anche semplice, che si realizza durante il giorno. Una persona, l'osservazione che ha fatto, l'odore dell'aria in quel momento. E queste cose hanno bisogno di accettazione, di ricognizione, di riconoscimento».

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"L'ultima immagine" (Rizzoli, 2021) , Hillman-Ronchey


Seguendo e inseguendo i dialoghi sui mosaici di Ravenna di Hillmann e Ronchey, anche io voglio donare una "semplice cosa che si realizza durante il giorno", capace di profumare l'aria e l'anima con la speranza e l'importanza della "ricognizione", del "riconoscimento" di ciò che ieri è stato distrutto domani sarà ricostruito più bello e splendente, proprio come il ricordo eterno di Galla Placidia nell'ultima capitale dell'Impero Romano d'Occidente: Ravenna. Anche questo piccolo dono è fatto di tasselli dorati, sempre parte integrante della storia di Ravenna e della sua cultura, ma morbidi e gustosi. Sono i passatelli in brodo, un primo piatto preparato con ingredienti semplici e adatto per un pranzo domenicale in famiglia. Quando ci si vuole scaldare il cuore.

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Mausoleo di Galla Placida, archivio del Comune di Ravenna


Passatelli in brodo ricetta della solidarietà per l'Emilia Romagna


INGREDIENTI per 4 persone

1 litro e 1/2 circa di brodo di carne (leggero di pollo, vitello o manzo)
100 g di pangrattato finissimo
100 g di parmigiano grattugiato
2 uova (circa 100 g)
noce moscata
buccia di limone grattugiata
sale
pepe

Quando cominci questo semplice gesto di "cura" quotidiana, dedicati subito al brodo. Lascialo sobbollire quanto più puoi. Nel mentre, raccogli il pangrattato e il parmigiano reggiano grattugiato in una ciotola. In una seconda ciotola sbatti le uova con sale, pepe, scorza di limone e noce moscata a piacere. Inizia ad amalgamare con una forchetta.

Impasta a mano fino a ottenere una palla liscia e morbida. Se un po' dura, diluisci con un paio di cucchiai di brodo, se troppo tenera, aggiungi altro pangrattato e parmigiano. Avvolgi il tutto nella pellicola alimentare e fai riposare a temperatura ambiente per 2 ore. 

Quando sarà tutto pronto, suddividi l'impasto a metà e fa' passare ciascuna di esse, una alla volta e con una certa forza, attraverso uno schiacciapatate a fori larghi. Dovrai ottenere dei passatelli di circa 4 cm. Raccoglili su un piatto oppure vuotali direttamente nella casseruola con il brodo bollente. I passatelli in brodo sono pronti dopo un paio di minuti, quando verranno a galla. Servili subito ben caldi, mentre insegui il fumo con gli occhi e il profumo con l'Anima...

«Un’immagine invisibile che ci guarda mentre guardiamo l’immagine visibile (...) s’impadronisce di noi (...) ci fa vedere una forma, o anche qualcosa di più profondo che in qualche modo ci tocca, ma se questo fenomeno non passa attraverso l’immaginazione ci scavalca, ci sfugge, (...) insegnandoci che l’immaginazione precede e orienta la percezione, sotto l’ala protettrice di un “genio femminile"», lo stesso, secondo Hillman, che visitò Boezio proprio nella sua prigionia a Ravenna e a cui diede il nome di Filosophia, e che per l'intellettuale junghiano non è altro che l' "immagine dell'anima".

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Passatelli in brodo, archivio del Comune di Ravenna


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