Un'albicocca "cafona" nel Metapontino

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L'albicocca cafona del metapontino, foto di Luigi Boccarelli

 La Basilicata è così democratica che tiene perfettamente insieme sia l’ “albicocca cafona” che la “pera signora”. Tutto sulle sponde dello Jonio e tra le fertili terre del Metapontino. Mi racconta della “cafona” l’agronomo Luigi Boccarelli, non solo studioso di biodiversità locale ma anche produttore-esecutore delle sue ricerche.

Trame di albicocca

La storia dell’albicocca cafona si intreccia con una delle più importanti trame del Mezzogiorno: la Riforma Fondiaria e la Bonifica del Metapontino. Il processo fu lungo e le lotte furono tante, ma alla fine, nel 1938, il Consorzio di Bonifica presentò una relazione:

- al costo di Lire 42.300.00 si erano realizzate

    • 72km di strade tra la strada litoranea Jonica e altre sette strade di bonifica,

    • Un impianto idrovoro a Metaponto e uno a Scanzano Jonico con relativi canali,

    • Primo intervento di sistemazione di corsi d’acqua posti a valle della litoranea

    • 8km di argini fluviali

    • 6 caselli di bonifica

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Riforma Fondiaria, dal web


Fino al 1944 si completarono opere già in corso e si proseguì nella disinfestazione. E già, bisognava cacciare un padrone di casa indesiderato per far fruttare uomini e terra: la malaria. «Così negli anni ‘60, Rotondella, Scanzano Jonico, Nova Siri, Policoro, Tursi, Montalbano Jonico, Pisticci e Bernalda videro fiorire lo sviluppo della frutticoltura – racconta l’agronomo Luigi – anche grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, alle prime forme dell’Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura (ALSIA) e agli Ispettorati dell’Agricoltura». Negli stessi anni, probabilmente dalla Campania, arriva anche l’albicocca cafona, che da allora è stata innestata su mirabolano, susino e ciliegio locale sia nei campi che in ambienti controllati.


Le caratteristiche della "cafona"

Le caratteristica principali dell’albicocca jonica sono «la sua forte resistenza alle patologie fungine tanto da adattarsi al microclima locale e la sua spiccata produttività. Potrebbe arrivare anche a un quintale a pianta – esclama l’agronomo- Uno dei motivi dell’alta produzione di frutti è la sua capacità di autodiradarsi, in quanto il frutto grosso si fa avanti da solo e il piccolo cade»


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albero di albicocca cafona, foto di Luigi Boccarelli

Quando mangi l’albicocca cafona, quella rustica del metapontino, la sentirai:

- dolce, per tutto il sole che ha incorporato: lei è tardiva e più calda

- succulenta, proprio perché poco acida

- croccante, si divide in due e fa la “spaccatella” sputando fuori il nocciolo

Con l’albicocca cafona, qui nel metapontino, si produce soprattutto il gelato, poi i succhi di frutta, le marmellate...insomma i mille usi di un’ albicocca “cafona”!

Ora sbirciamo nella vita di chi studia e produce la cafona: è sempre lui, il nostro agronomo Luigi Boccarelli, con oltre 30 anni di esperienza del campo agricolo, elabora e sperimenta, in azienda e nella vita, il suo progetto di “biodiversità in campo”.  Si spende per proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, contrastare la desertificazione, arrestare il degrado del terreno, fermare la perdita della diversità biologica vegetale, animale, funghi batteri etc. Tra questa ricca biodiversità del metapontino, la cafona è regina.


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campo di albicocca cafona di Luigi Boccarelli



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